E, in un certo modo, al contrario di ciò che i miei professori suggerivano al termine del liceo, c’è sempre stato qualcosa dentro di me che mi ha spinto verso la fisioterapia. Alcuni mi consigliavano di studiare lingue straniere. Altri mi consigliavano di considerare il giornalismo. Molti mi raccomandavano la medicina. Ma io ho deciso di seguire la mia strada: la strada della fisioterapia. E, guardando indietro con prospettiva, ora so che avevo le mie ragioni. Una di esse, la più importante per me, fu un fattore personale: il mio caro fratello.

La mia esperienza con lui ha influito enormemente sulla mia decisione di scegliere la fisioterapia. Sentivo anche che la mia personalità e le mie abilità mi orientavano verso una professione in cui l’interazione umana e la relazione con i pazienti fossero più ravvicinate che nelle tipiche visite mediche.

In questo senso, la fisioterapia mi sembrava la scelta giusta. Oggi, ne sono sicuro/a.

Ho proseguito la mia formazione nella riabilitazione uroginecologica. Il mio forte legame  personale con un’area che ho sempre ritenuto molto importante si rafforzava sempre di più,  dato che nel corso della mia vita sono stata testimone di come la fisioterapia possa fare una  differenza significativa nella vita delle donne.

Dedicarmi al trattamento delle donne mi ha portato anche al mondo della fisioterapia  oncologica, mediante il trattamento di donne sottoposte a intervento chirurgico per il tumore al seno.

Mi sono resa conto che queste pazienti avevano bisogno di un’attenzione specializzata, poiché  raramente venivano indirizzate alla fisioterapia dopo una mastectomia.

La maggior parte delle volte, queste donne non si rivolgevano a un fisioterapista a causa della  mancanza di informazione o della difficoltà nel trovare professionisti specializzati.

Avevo trovato un gruppo con esigenze molto chiare e specifiche, e ho fatto del mio meglio per  offrire loro una cura professionale, ma al contempo empatica e rispettosa, come meritavano.